Ognuno di noi sa cos’è l’ospitalità. Ne fa immediatamente, nascendo e crescendo, esperienza. È continuamente ospite, come colui che accoglie o come colui che è accolto. E il fatto che una sola parola, “ospite”, che descrive nel suo etimo l’evoluzione dell’hostis in hospes , comprende le due condizioni come inseparabili, ci segnala la reciprocità del riconoscimento ospitale, il suo nesso e fondamento civile. L’ospitalità è una condizione antropologica universale, col suo alfabeto primordiale: il sorriso, il saluto, l’abbraccio, la discrezione, il focolare col cibo, i segni di fiducia, gli scambi di doni. Un vocabolario universale eppure locale, con codici specifici di ogni cultura. E questi codici si diffondono, si mescolano solo attraverso l’ospitalità in un mondo ospitale.
Ognuno di noi sa cos’è l’ospitalità, ma nessuno riesce a descriverla esaustivamente, un po’ come il tempo per Agostino.
Eppure ha bisogno di parole affinché si diffonda. È un patrimonio culturale che va difeso e arricchito, è una scelta della direzione in cui la nostra civiltà vuole andare. Ha bisogno di pedagogia, a partire dalla famiglia e dalla scuola, fatta di parole calde, di esempi, di esperienze formative. Ha bisogno di alimentare le vocazioni ospitali come vocazioni corali di tutto il territorio, perché l’ospitalità non ha bisogno solo di tecniche, è un bene comune, solo se questo bene è promosso e prodotto dalle comunità nel loro insieme.
Solo così l’ospitalità potrà diventare anche un bene economico, una fonte di produzione di ricchezza, se diventa una cultura e una pratica che non riducano l’ambiente a merce interscambiabile, ma lo esaltino, lo difendano e lo curino come un equilibrio prezioso da salvaguardare; non un bene museificato rivolto al turismo consumista, ma rivolto al turista ospite, a cui donare la storia della propria cultura, a cui chiedere della sua. Un bene non museificato, ma anzi ricco di futuro, un futuro che sappia inventare la sua tradizione, la tradizione virtuosa dell’equilibrio tra uomini e territorio, tra risorse del presente e salvaguardia di quelle future.
L’ospitalità è ospitare non solo chi viene da altrovi, ma anche chi verrà dopo di noi.